La trasformazione dell’ambiente di lavoro.
21Mar
Quando qualcuno mi chiede di cosa mi occupo nella vita, francamente non so come rispondere, mi concentro e facilmente mi escono cose del tipo: “disegno, mi occupo di aziende o meglio di luoghi di lavoro….. in sostanza faccio in modo che le persone che vivono nelle imprese si sentano in sintonia con chi ha costruito l’azienda attraverso i luoghi che progetto per loro”.
L’effetto che provoco è un “ah, ho capito, sei architetto!”
Non amo questa etichetta perché mi colloca in una categoria che non mi rivela e che non fa il mio mestiere.
Per diventare interessante e comunque non farmi capire dovrei parlare di experience design, interaction design, service design, space planner,…..
Ci scherzo, ma sono ventitré anni che lavoro in questo mondo e, negli ultimi dodici mi sono dedicata esclusivamente allo studio dei comportamenti e delle esigenze reali di chi vuole ristrutturare la sua azienda partendo dai bisogni reali e non dai preconcetti precostituiti.
I bisogni ai quali mi riferisco non sono relegati unicamente all’estetica, come verrebbe spontaneo pensare anche se, e sono d’accordo, secondo Adriano Olivetti “il bello” si coniuga alla perfezione dei processi ed alla buona qualità del lavoro, ma bisogni molto più semplici, che le aziende si trovano ad affrontare ogni giorno, come ad esempio: migliorare la comunicazione interna ed esterna, migliorare i processi, far comprendere il proprio modello di business, attrarre e trattenere i talenti, migliorare la performance, aumentare la flessibilità, la creatività, l’efficacia e l’efficienza delle persone.
Tutti questi temi di solito sono affidati a società di consulenza che intervengono in modo specifico sulle persone attraverso corsi di team building, miglioramento personale, ecc.
Camaleonte attraverso l’articolazione degli spazi di lavoro è in grado di intervenire sulle problematiche di cui sopra in modo verticale e specifico, infatti, gli ambienti progettati in questo modo diventano “luoghi” in grado di evocare e riprodurre dei comportamenti specifici.
La tendenza nel mondo delle imprese, ci parla di aziende che sempre più spesso saranno coadiuvate da piattaforme social che avranno la funzione importantissima di collegare tra loro le persone ovunque si trovano in ogni momento della giornata e di raccogliere e fornire dati indispensabili alla celerità che ci viene imposta.
Per riassumere credo fermamente che vi sia un grande rischio nel promuovere l’enterprise 2.0 come portato della nuova tecnologia che avanza, senza supportarne l’implementazione con parole chiave più antropologiche legate appunto all’identità, ai luoghi, alle relazioni, alla storia, che sono il segno dell’umano che scrive l’esperienza organizzativa data dai rapporti diretti tra le persone.
maria rosa ambroso
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